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The Celebrity: Gianluca Zambrotta - l'intervista di Lorenzo Cazzaniga

Gianluca Zambrotta è uno di quelli che l'ha potuto urlare, con la maglia della Nazionale nel 2006. Nel post carriera si è lanciato nel business dei centri sportivi e ora nel mondo del padel .

PADEL MAGAZINE, 31 luglio 2021 - Gianluca Zambrotta correva veloce sulla fascia, quando nel 2006 ha vinto i Campionati del Mondo di calcio con la nazionale italiana, oltre agli scudetti che si è cucito addosso con le maglie di Juventus e Milan. Nel post carriera non ha deciso di svernare tra Ibiza e Miami ma ha continuato a correre ed è diventato un imprenditore nel mondo dello sport: nel 2014 ha aperto un centro sportivo nella sua Como, ora si è lanciato in forze nel mondo del padel con obiettivi ambiziosi, tra cui creare club di alto livello e perfino un'academy per i migliori prospetti del nostro movimento.


Come hai conosciuto il padel? 

Nel 2006 sono andato a giocare nel Barcellona e non sapevo nulla di padel, sport che ho conosciuto tramite un amico italiano, Mario, che viveva in Spagna da dieci anni. Andavo a giocare in un paio di club molto belli sul mare, vicino alla zona del porto, oppure a Gava, dove abitavo. L'ho scoperto così e poi, nel 2014, quando ho aperto un centro sportivo nella mia Como, l'Eracle Sports Center, sono stato il primo a costruire un campo in quella provincia. A breve ne avremo cinque.

E' stato amore a prima vista? Gli sport di racchetta mi sono sempre piaciuti, a partire dal tennis, anche se definirmi un giocatore è una parola grossa. Però il padel mi ha preso particolarmente, al punto da farlo diventare anche un business. L'ho portato subito a Como e adesso è diventata una vera mania in tante zone d'Italia, anche se ci sono ancora tanti margini.

Cosa ti piace del padel in particolare?

Vedere i grandi campioni perché fanno giocate spettacolari e fortunatamente i media stanno cominciando a trasmettere i match del World Padel Tour che sono parecchio appassionanti. È uno sport molto intuitivo, più facile rispetto al tennis e molto social: mi ricorda le partite di calcetto, con lo sfottò dopo la partita. Il padel è uno sport molto aggregante e credo sia una delle sue prerogative principali.


Perché gli ex calciatori sono tutti così forti a padel?

Perché a calcetto non ce la fanno più! Essere stati degli atleti aiuta perché comunque è meno dispendioso di una partita di calcetto o di calcio a 11: gli spazi sono ridotti e, se giochi con avversari del tuo livello, riesci a fare tanti scambi e il gioco diventa molto divertente. Poi è uno sport dove bisogna saper creare e coprire degli spazi e i calciatori dovrebbero essere abituati. Bisogna capire soprattutto gli aspetti tattici, l'uso delle pareti, gli angoli.


Si è creata anche una certa competizione tra ex calciatori, quasi ci sia uno status da conquistare: perché ex campioni del mondo di calcio si dannano per vincere un match di padel?

È lo spirito competitivo che comunque non ti abbandona, anche se in maniera sana. Il tennis è uno sport più tecnico e probabilmente nobile, mentre il padel si avvicina al calcetto anche per le dinamiche pre e post-match.

Gianluca Zambrotta che tipo di padelista è?

Livello medio, gioco una volta a settimana ma mi ha preso tanto e dunque mi piacerebbe migliorare. Gli ex calciatori di Roma sono i più forti perché sono quelli che giocano di più: l'allenamento ti fa migliorare in qualsiasi sport. I più forti sono i vari Stefano Fiore, Giuliano Giannichedda, Dario Marcolin, Gigi Di Biagio, lo stesso Totti.


Post carriera hai cominciato subito a investire nei centri sportivi: perché questa strada?

Volevo restare legato al mondo dello sport e adesso in modo particolare a quello del padel visto che ho investito in tre progetti: Como Padel Center, Z Padel Club e GZ19 Padel, all'interno di resort di lusso. Ho creduto nel padel fin dal 2014, figuriamoci adesso che è scoppiato il boom. Però c'è bisogno di un cambio di rotta.


Quale?

Non è più importante solo costruire dei campi ma anche offrire servizi adeguati, come abbiamo pensato con Z Padel, un progetto innovativo che vuole far vivere agli appassionati un'experience molto piacevole. Per questo i nostri campi saranno dotati della tecnologia Eyes-On con telecamere che riprendono i match e trasferiscono dati e highlights da condividere. Oppure gli smart locker, armadietti prenotabili via app in cui trovare tutto il necessario per giocare, anche quando si decide last minute. Schermi led per dare informazioni e promuovere i nostri partner e dei container ben strutturati che fungeranno da spogliatoi, reception ma anche sale riunioni per le aziende, come avviene in certi stadi.


I campi in piazza gae Aulenti sono una show room spettacolare.

Assolutamente. Volevamo mostrarci nel miglior modo possibile e questa location si è rivelata da first class, infatti ci hanno seguito tante aziende di altissimo livello, come Technogym che ha realizzato uno spazio fitness ad hoc per il pre e post match. Sono tutti servizi che abitualmente negli attuali padel club non si trovano ma siamo convinti sia giunto il momento di alzare lo standard dei club.


Cosa manca al padel in Italia per fare un ulteriore salto di qualità?

Strutture innovative e modelli italiani, anche tra i giocatori perché sono un riferimento per i giovani. Spagnoli e argentini sono dieci anni avanti però la rincorsa è partita e speriamo che fra qualche anno ci siano delle coppie italiane che giochino con costanza nel World Padel Tour. E la federazione deve investire nella formazione degli istruttori che sono la base del movimento, creando anche scuole e academy di alto livello.

Con la tua GZ19 sei presente al Verdura Resort in Sicilia: il padel può rappresentare un'opportunità anche dal punto di vista turistico?

Ne sono convinto e infatti al Verdura Resort di Sciacca ai due campi attuali ne aggiungeremo altri due o tre l'anno prossimo, con un grande evento inaugurale a Pasqua. Ai campi bisogna abbinare intrattenimento ed eventi, situazioni che piacciono all'hotellerie di lusso. Abbiamo cominciato col Verdura Resort ma contiamo di ampliare l'offerta, in Italia e all'estero.


La pandemia ha cambiato il modo divedere lo sport e l'estrema socialità del padel può aiutare?

Certamente e il fatto che il padel fosse uno dei pochi sport praticabili ha aiutato la sua crescita, così come la forte esposizione sui media, grazie anche al fatto che tanti personaggi famosi si sono avvicinati a questo sport. Il padel è fortemente aggregante e lo testimonia il boom che si sta registrando in paesi tradizionalmente freddi come quelli del Nord Europa. Evidentemente ha scaldato anche loro!


Qual è l'obiettivo di Gianluca Zambrotta nel padel?

Far vivere una experience e creare anche delle academy. In questo senso, sto avviando una collaborazione con Marcelo Capitani che, oltre a essere un top player, è il selezionatore delle nazionali giovanili e quindi la persona più indicata con la quale impostare questo progetto.


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